mercoledì 9 aprile 2014

La Perplessa il ritorno.

Ciao, sono La Perplessa e sono tornata. Ho il capo ricoperto di cenere, le ginocchia sui ceci e ogni tanto ne mangio uno.

Negli ultimi mesi qualcosa ha riacceso in me la voglia di scrivere sul blog.
Ne ho aperto uno nuovo di zecca e poi... mi ha preso una sorta di blocco per cui non solo non riuscivo a scriverci, ma nemmeno lo riconoscevo come mio.
Allora gli ho dato lo stesso nome e ancora no, non era mio.
Quindi, sono tornata qui. Ho riletto i post anche quelli del blog precedente e ho capito che di fatto, io continuo ad essere Perplessa e Perplessa rimango.
Ciao, sono La Perplessa, non parlo più in terza persona, ma sono sempre io. Forse.


Ma andiamo con ordine.
Esco con delle amiche.
Seduta al tavolino di un bar assaporo il primo timido sole che accarezza la mia non più giovane pelle, ordino un martini, sorrido, sciolgo le trecce ai cavalli e PAM ecco che la prima inizia a lamentarsi del fidanzato.
Faccio cenni disarticolati e goffi al barista cercando disperatamente di fargli capire che mi serve altro martini oppure del cianuro, fai tu, quel che ti viene più comodo. Ma non mi vede.
Medito allora di alzarmi, fingere di andare al bagno e andarmene senza pagare il conto. Ma quel bar mi piace e vorrei tornarci senza essere arsa viva.
Così, decido di esprimere la mia opinione e di immolarmi a diga umana.
"Scusa, ma quando lo hai conosciuto non era poi così diverso da ora. Non capisco. Se davvero non ti sta bene, lascialo."
Gli dei dell'olimpo interrompono le loro attività per godersi lo spettacolo.
Alzo lo sguardo e regalo loro la mia miglior espressione " 'zzovolete?!".
L'aria si fa fredda tanto che temo stiano per arrivare i dissennatori. Sto per invocare il mio expecto patronum quando mi accorgo di aver dimenticato a casa la bacchetta e ora che ci penso, anche il portafoglio.
Tutto questo silenzio mi fa rimpiangere la logorrea di pochi minuti prima ma non faccio in tempo a sentirne la mancanza che una voce dai toni così alti che un cane di passaggio guaisce e scappa a rifugiarsi tra le gambe del padrone, inizia a blaterare cose che non comprendo.
Capto un "cosa c'entra" e un "tu che ne sai che sei single".
Bene. Sarò anche single ma non vivo su un eremo. Fino a pochi mesi fa mi hai fatto sanguinare le orecchie con telefonate così dense di complimenti e adorazione verso quest'uomo che ora sembra essere il male, che a fine conversazione il telefono gocciolava miele.
Ora, dunque, cosa è successo? Chi sei tu? Circe?!
No. Mi dicono loro. Tu non capisci. Prima era diverso.

Qualche sera dopo esco con un amico.
Alla seconda birra inizia a giocare con il sotto bicchiere e diventa stranamente silenzioso.
Poi inizia a lamentarsi della sua fidanzata che "quando l'ho conosciuta, mica era così rompi coglioni".
Ecco che le cose tornano.
Vorrai mica dire che lo stereotipo delle donne che vogliono cambiare gli uomini è vero?!
E per la serie: pensavo fosse amore e invece, ti cadesse, ecco che il primo post vede la luce: "Quella che: ti amo per quel che sei ma se fossi diverso, ti amerei di più."